Carinerie cinesi - Spaghetti Xiao Mien saporitizzati
Il bello dell'offerta culinaria milanese e' la straordinaria varietà non solo in termini di tipi di cucina ma anche di esperienza complessiva. Noi che abbiamo un po' la fissa per i cibi orientali, ad esempio, abbiamo due ristoranti cinesi preferiti qui nel barrio milanese, che per praticità preferiamo identificare non col loro nome impronunciabile o con l'origine dei loro piatti (che forse e' meglio non sapere) ma sulla base di un altro - ahem - "parametro", diciamo. Tipica conversazione fra me e l'Ape Regina:
"Hm, stasera ho voglia di cibo sugnoso cinese, che ne dici?"
"Ma dici i cinesi Carini o quelli Cafoni?"
"No, no, dico Quelli Cafoni. Da Quelli Carini siamo andati settimana scorsa"
Ecco, ci piacciono tantissimo entrambi e adoriamo sia la carineria quasi kawaii degli uni che il rude pragmatismo da osteria malfamata dei bassifondi di Chengdu degli altri come parte integrante dell'esperienza. Anzi, se devo proprio dirla tutta, lo sguardo glaciale e vagamente infastidito, e la monocorde laconicità della cameriera di Quelli Cafoni rende in un certo senso, per contrasto, più piacevole scoprire che la qualità del cibo e' comunque elevata. O forse e' solo sindrome di Stoccolma, chissà.
In realtà l'unico "problema" di quando andiamo da Quelli Carini e' che fanno degli spaghetti Xiao Mien talmente fuori scala da sfiorare l'esperienza mistica, e di conseguenza non riesco mai a ordinare altro dal loro menu di settanta pagine pieno di foto che non corrispondono minimamente a quello che ti porteranno e traduzioni automatiche di qualità variabile.
Comunque, insomma, tutto sto panegirico per dire che siccome la mia figura retorica preferita e' la preterizione, non sto nemmeno a dirvi che abbiamo provato a saporitizzare (tm) la ricetta degli spaghetti Xiao Mien.
Ingredienti per due catini (brodosi):
- Pasta di miso
- Burro di arachidi (sarebbe meglio quello neutro, senza zucchero ne' sale, che si trova nei negozi di alimentari asiatici ma se non vi disturba che la salsa diventi leggermente dolce va bene anche quello da colazione)
- Salsa piccante di fagioli neri Lao Gan Ma
- Olio di sesamo tostato
- Noodles indonesiani/cinesi/giapponesi in ordine crescente di pretenziosità
- Aglio
- Aceto di riso
- Salsa di soia
- Una bustina di Saporita
- Qualche foglia di Bok-Choi
- Funghi Shiitake (noi abbiamo usato i chiodini perche di andare in Paolo Sarpi prprio non avevamo voglia oggi, ma voi siate meglio)
- Tempe tritato o carne di maiale macinata (a seconda di quanto il fallimento annunciato della COP29 abbia influenzato le vostre speranze per il futuro del pianeta)
Ricetta cinesata meets video poverata con l'app versione gratuita. Bonus: non c'è la musichetta
Si inizia con la salsa, mescolando la pasta di miso col burro di arachidi, l'olio di sesamo, la salsa di soia, l'aglio tritato (o in polvere), l'aceto e La Saporita per formare una crema della consistenza di uno yogurt.
Poi si decide il livello di diluizione: la ricetta funziona sia usando la salsa come se fosse un sugo denso che si aggrappa ai noodle ben scolati, sia diluendola fino a trasformarla in un brodo color caffellatte da sorbire col cucchiaio fra un'aspirazione e l'altra di un lungo trenino di spaghetti sbrodolanti che renderanno immancabilmente tutto quello che ricade in un raggio di un metro dalla vostra bocca (inclusi i vostri vestiti) un'opera di action painting, e voi stessi, coerentemente, in arrabbiati al pensiero di dover ripulire tutto quel paciugo. Se si opta per la versione che richiederà di indossare un bavaglione per evitare di buttare via la camicia e ritinteggiare la cucina, si può diluire la crema con del brodo vegetale.
Fate ammorbidire a vapore il bok-choi e i funghi senza esagerare con la cottura perché devono restare un po' scrocchiarelli.
Nel frattempo, saltate il macinato di maiale in poco olio di semi e un po' di salsa di soia finché non e' ben rosolato. Come deprimente sostituzione del Sacro Animale, nel tentativo di compensare le maggiori emissioni di gas serra dei pickup dei contadini dell'Arkansas ringalluzziti dalla vittoria di Trump, potete usare del tempe tritato a pezzetti mentre in un angolo inconfessabile del vostro cervello una vocina che non riuscite davvero a ignorare vi dice che tanto, a sto punto, resistere e' futile.
Penultimo passaggio: cuocere a parte i noodle e scolarli.
A questo punto non resta che assemblare tutta sta roba che avete sparsa sul piano della cucina: se avete deciso di usare la salsa "asciutta" versatela sui noodle e mescolate prima di impiattare nelle ciotole, altrimenti riempite le ciotole a tre quarti con la salsa diluita e annegateci i noodle.
Poi aggiungete le verdure cotte al vapore, il trito di carne e/o greenwashing autoconsolatorio, ed una cucchiaiata di Lao-gan-ma commisurata alla vostra resistenza alla capsaicina ed alla dipendenza da glutammato. La dose di Lao Gan Ma richiede la ricerca di un equilibrio delicato che ci mette di fronte alla contraddizione delle nostre esistenze ed alle fragilità dei nostri corpi sempre in bilico fra desideri inconciliabili. O almeno cosi' mi hanno detto, perché personalmente vado giù pesante con entrambi senza che il mio epicureismo ne risenta.
C'è da dire che il Lao Gan Ma non è facilissimo da trovare (ma vale lo sforzo della ricerca). A Milano ci sono un paio di supermercati a Chinatown in cui andare a colpo sicuro, nel contado YMMV. Se proprio non lo trovate, potete sostituire con una pasta di olio e peperoncino oppure partecipare al Fondo Aperitivo dei Saporiti comprandolo su Amazon.